Adotta un mandorlo: dall’albero alla dispensa per salvare la biodiversità

Adotta un mandorlo: dall’albero alla dispensa per salvare la biodiversità

Articolo di Lara De Luna
Pubblicato da “La Repubblica” il 13 ottobre 2020

Un progetto nato per catalogare, salvare e proteggere le piante autoctone (e spesso antiche), sempre più vicine all’estinzione.

Sentinella vigilante, la prima avvisaglia della primavera, con le sue dolcezze e anche tutte le sue asperità. Questo è il significato, in ebraico, del nome del mandorlo, albero che ci regala fiori bellissimi, frutti golosi anche se un po’ amari e tutto ciò che dalla loro lavorazione ne deriva. Importantissimo nella nostra tradizione e ancora prima, il mandorlo è stato portato in Italia e più precisamente in Sicilia dai Fenici, che a loro volta lo avevano “rubato” in Grecia, si è adattato talmente bene al nostro clima da essere diventato un piccolo campione di biodiversità, impegnato a ricamare il nostro Paese da nord a sud con le sue moltissime varietà. 750 il numero totale delle tipologie di mandorlo che la storia ci ha regalato, ma solo sulla carta. A causa del cambiamento climatico, ma soprattutto dello spopolamento delle campagne e della differenziazione moderna della produzione, già 150 sono totalmente scomparse negli ultimi anni. Un danno per l’ecosistema e per l’enogastronomia a cui ancora non si è posto rimedio. Ma dove non arrivano le istituzioni, arrivano i privati ed è per salvare tutto ciò che nasce Adotta un mandorlo, progetto portato avanti per studiare e poi magari tornare a piantare nuove piante. Un progetto coraggioso, che prova a invertire la marcia dell’estinzione delle specie – anche vegetali – che abbiamo imposto al pianeta, che per essere portato avanti chiede “l’aiuto da casa”. Come? Invitando a prendersi cura di un albero, anche solo uno, direttamente dal divano di casa propria.

Dall’albero al latte per salvare la biodiversità: adotta un mandorlo

Ma come parte questo progetto ambizioso? Da un’associazione senza scopo di lucro, Adotta un mandorlo appunto, che ha cominciato lentamente af arsi carico della mappatura di tutti gli alberi e le tipologie presenti lungo lo Stivale, un lavoro portato avanti in collaborazione del Mipaaf, delle Regioni, delle Associazioni di categoria e di tutti i Docenti di Frutticoltura ed Arboricoltura delle varie Università italiane, che ha portato al censimento di oltre 600 varietà, tutte diverse tra loro. Quasi tutte destinate all’estinzione, abbandonate in favore di colture intensive, meccanizzate, con alberi non autoctoni.

Ed è per contrastare questo impoverimento del territorio che “Adotta un mandorlo” (antico, ndr) ha deciso di aiutare i piccoli produttori, andandoli a scovare prima uno per uno, poi mettendo in atto un meccanismo che permetta loro di salvarsi. Il processo è complesso, ma lineare: le piante vengono censite e studiate per verificarne la famiglia di appartenenza e poi iscritte nel registro degli alberi adottabili.

Le formule di adozione sono varie: si può adottare un intero mandorlo per un periodo che va da un anno a tutta la vita (ma i pacchetti standard sono da 1, 3 o 5 anni, per i prezzi rispettivamente di 59, 159 e 289 euro) o anche un nuovo innesto o un campo, particolare fascia del progetto dedicata ai campi e ai coltivatori più in difficoltà. Per ogni albero o innesto adottato si riceve un certificato, una medaglia e delle coordinate gps che permettono di identificare con precisione la pianta adottata, dalla quale arriveranno a casa ogni anno, per le piante mature, circa 3 kg di mandorle. Per chi non volesse impegnarsi con una pianta, ma solo dare un aiuto una tantum, sono aperti i format per le donazioni, a partire da due euro, per finanziare la ricerca e l’eventistica. Oltre alla vendita di oggettistica, dalle bomboniere alle t-shirt.

Un modo romantico di scegliere le proprie mandorle, che permette di sostenere con un gesto semplice la salvaguardia del più grande patrimonio italiano. La biodiversità.
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